MEDITARE SU DIO

di A. W. TOZER  –  Tra i cristiani di tutte le età e di varie sfumature d’enfasi dottrinali, c’è stato un giusto accordo su una cosa: credevano tutti che è importante che il cristiano con serie aspirazioni dovrebbe imparare a meditare spesso e a lungo su Dio.   –   Lasciate che un cristiano insista a voler andare al di là delle povere, attuali, esperienze religiose, e presto scoprirà il bisogno di conoscere Dio stesso come scopo massimo di tutte le dottrine cristiane. Lasciatelo esplorare le sacre meraviglie della Trinità e arriverà alla conclusione che una meditazione intelligente e sostenuta sulla Persona di Dio è imperativa. Per conoscere Dio bene deve  pensare a Lui ininterrottamente. Niente che l’uomo ha scoperto, su se stesso o su Dio, ha rivelato qualche scorciatoia per arrivare alla pura spiritualità. E ancora gratuita, ma costa un mucchio.

Naturalmente questo presuppone almeno una giusta base di conoscenza teologica. Ricercare Dio lontani dalla Sua rivelazione che troviamo nelle Scritture inspirate, non solo è futile ma anche pericoloso. Ci deve essere anche una conoscenza, e completa fiducia, in Gesù Cristo come Signore e Redentore. Cristo non è una delle tante vie per arrivare a Dio, ne è il meglio di alcune vie; Lui è l’unica via. “Io sono la via, la verità e la vita: nessun uomo viene al Padre se non per me” (Giov.l4:6). Credere altrimenti non è essere cristiani.

Sono convinto che la fine dei grandi santi di questi tempi, anche tra quelli che veramente credono in Cristo, è dovuta almeno in parte alla nostra mancanza di volontà di dare tempo a sufficienza alla coltivazione della conoscenza di Dio. Noi del nervoso Ovest siamo vittime della filosofia dell’attivismo che è stata tragicamente male interpretata. Prendere e spendere, andare e tornare, organizzare e promuovere, comprare e vendere, lavorare e giocare, solo questo costituisce la nostra vita. Se non stiamo facendo piani o lavorando per portare avanti i nostri piani già stabiliti, ci sentiamo dei fallimenti, sterili, eunuchi senza frutto, parassiti del corpo della società. Il vangelo del lavoro, come l’ha chiamato qualcuno, ha scacciato il Vangelo di Cristo da molte chiese cristiane.

Nello sforzo di fare il lavoro del Signore spesso perdiamo contatto con il Signore del lavoro e quasi letteralmente sfiniamo anche le persone intorno a noi. Ho sentito più di un pastore vantarsi che la sua chiesa era “vivente”, mostrando il calendario come prova. Per ogni sera c’era qualcosa d’organizzato, ed in alcune giornate c’erano degli incontri. Naturalmente questo non prova proprio niente, tranne che il pastore e la chiesa sono guidati da una cattiva filosofia spirituale. Molte di queste attività consuma-tempo non servono a niente ed altre sono chiaramente ridicole. “Ma,” dicono alcuni, “producono comunione e tengono insieme i nostri membri di chiesa.” A questo io rispondo che non provvedono affatto comunione, e che se quello è il miglior modo che una chiesa ha per tenere insieme i suoi membri, quella non è una chiesa, secondo il significato che aveva la parola chiesa nel Nuovo Testamento. Il centro d’attrazione di una vera chiesa è il Signore Gesù Cristo. E in quanto alla comunione lasciamo che sia lo Spirito Santo a definirla per noi: “Essi erano perseveranti nel seguire l’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nel rom~ pere il pane e nelle preghiere” (Atti2:42).

L’uomo mondano non può mai riposare. Deve avere “un posto dove andare” e “qualcosa da fare.” Questo è il risultato della caduta, un sintomo di una malattia molto più profonda. Nonostante, ciò alcuni ciechi leaders religiosi provvede a nutrire questa terribile irrequietezza invece di cercare di curarla con la Parola e con lo Spirito. Se le molte attività promosse dalla chiesa media portassero alla salvezza dei peccatori o al perfezionamento dei credenti, sarebbero facilmente e trionfalmente giustificate; ma non lo fanno. Le mie osservazioni mi hanno portato a credere che molte, o forse la maggior parte delle attività promesse dalla chiesa media, non contribuiscono in alcun modo al compimento del vero lavoro di Cristo in terra. Spero di sbagliarmi, ma ho paura di aver ragione.

Le nostre attività religiose dovrebbero essere ordinate in modo tale che possano lasciare molto tempo per la coltivazione dei frutti della solitudine e del silenzio. Dovrebbe comunque essere ricordato che è possibile gettare al vento tali periodi quieti che riusciamo a strappare al giorno caotico. La nostra meditazione deve essere diretta verso Dio; altrimenti potremmo finire per spendere il nostro tempo di ritiro parlando a noi stessi. Questo potrà calmare i nostri nervi, ma non ci farà avanzare comunque nella nostra vita spirituale.

Nel venire a Dio dovremmo andare alla Sua presenza con la confidanza che è Egli “l’aggressore”, non noi. Lui ha aspettato che le nostre attività rumorose si acquietassero, per poterlo sentire ed percepire, e così rivelarsi a noi. Allora dovremmo mettere a fuoco, con tutta la forza della nostra anima, la Trinità. Se c’é qualcuno che reclama il nostro interesse non deve avere alcuna importanza. Possiamo confidare nello Spirito che porti alla nostra mente la persona di cui abbiamo più bisogno in quel momento.

Una cosa ancora. Non cercate d’immaginare Dio, o avrete un Dio immaginario; e certamente non “aggiungete un posto a tavola” per Lui, come alcuni hanno fatto. Dio è Spirito. Egli vive nei vostri cuori, non nelle vostre case. Meditate le Scritture e lasciate che sia la fede a mostrarvi Dio, come Lui è rivelato lì. Nient’altro può eguagliare questa vista gloriosa.